Discussione:
come in uno specchio
(troppo vecchio per rispondere)
roberto
2003-10-27 10:14:15 UTC
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ah! sapeste quanto è dolce poter smettere la giacca e ritirarmi a scrivere
'ste inutilia. non c'è nulla di più squallido del lavoro, niente di più
volgare della gente, e io davvero non capisco come si possa vivere felici e
contenti in questa merda che monta ogni minuto. così vi schifo tutti
quanti
ne
siete,
non nascondo più niente e vedo chiaro, chiarissimo, faccia a faccia, e
conosco.


"Videmus nunc per speculum in aenigmate: tunc autem facie ad faciem. Nunc
cognosco ex parte: tunc autem cognoscam sicut cognitus sum"
S. Paolo, Corinzi, XIII, 12


Che sarebbe: "Ora vediamo attraverso uno specchio, nell'oscurità; ma allora
vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte; ma allora conoscerò come sono
conosciuto".

Borges[1] nota che questa traduzione rende il pensiero applicabile alla
nostra visione generale, mentre altre versioni inseriscono come oggetto del
videmus la parola "dio" e quindi limitano il senso alla visione della
divinità[2]. E' una differenza enorme. La prima traduzione è eretica (la
moda la classificherebbe gnostica), perché lascia intendere che esiste un'
altra realtà, un mondo oltre lo specchio, conoscibile e che ci conosce già.

Da qui ad immaginare che "guardiamo ciò che vediamo, e vediamo soltanto ciò
che già esiste nella mente" il passo è brevissimo. Il soggettivismo totale,
il banale parallelo tra neuroni del cervello e stelle del cielo.

Lasciamo perdere questa strada e concentriamoci su "speculum". Scrive Léon
Bloy: "Per speculum in aenigmate, dice San Paolo. Vediamo tutte le cose a
rovescio. Quando crediamo di dare, riceviamo, ecc. Allora (mi dice una cara
amica angustiata) noi stiamo in cielo e dio soffre sulla terra."

In un altro punto: "Terrificante idea di Giovanna, a proposito del testo Per
speculum. I godimenti di questo mondo sarebbero i tormenti dell'inferno
visti al rovescio, in uno specchio".[3]

Quindi siamo già all'inferno, e come se non bastasse ci inventiamo anche
altri specchi: quello di Alice, il gioco del rovescio, la vertigine di
Crocevia, i mondi schizofrenici di Dick[4]. I medioevali consideravano il
rovescio come pervertimento, un carnevale mostruoso da prendere a monito. I
romantici potevano permettersi di credere quel carnevale più reale della
vita. Noi con queste visioni ci giochiamo soltanto.

Ma non del tutto, perché quando ti fotti il cervello e vedi davvero per
speculum, non nella mente ma con gli occhi. quando la tua percezione è
danneggiata dall'abuso di alcool o droga o da un cancro al cervello, noduli
caldi alla base del cranio, le sinapsi intossicate che si aprono tutte
assieme, boli di sangue in capillari piccoli, così piccoli che aspettano
solo di rompersi. allora il gioco finisce e appare la solita, vecchia
morte[5].

ora ti vedo come in uno specchio,
confusamente.
Ma domani, appena domani,
ti vedrò faccia a faccia.
Ora ti sento appena,
ma domani
ti terrò in me
come tu mi tieni.



Note

[1] Lo specchio degli enigmi, (Altre Inquisizioni). Borges capisce anche che
Bloy applicava il semplice criterio dei cabalisti: poiché un libro dettato
dallo spirito santo è un testo assoluto, impenetrabile alla contingenza,
allora ogni sua minima parte, ogni sillaba è senso, e la sua interpretazione
è infinita.

[2] In questo senso, alla morte vedremo dio così com'è, e lo conosceremo
come lui ci conosce, essendo la nostra mente una parte della sua. E' l'
interpretazione classica, ma non incontestata. Anzi, nel quattordicesimo
secolo Giovanni XXII osò negare che le anime separate del corpo vedessero
dio "faccia a faccia". Basava la sua eresia (un papa!) sull'Apocalisse, 6,
9, là dove si parla dell'apertura del quinto sigillo: dove appaiono sotto l'
altare quelli che sono stati uccisi per testimoniare la parola di dio e
chiedono giustizia. A ciascuno viene data una veste bianca, chiedendogli di
pazientare ancora un poco. segno, ne argomentava Giovanni, che i beati non
potranno vedere dio nella sua essenza se non al compimento del giudizio
finale. Può sembrare una questione assurda ma se affermata avrebbe fatto
crollare buona parte della chiesa cristiana. E infatti, se i beati non
vedono dio come possono intercedere per i viventi? E che fine avrebbe fatto
il culto dei santi? Niente più preghiere, niente indulgenze, e soprattutto
niente bastone per minacciare il popolo, visto che un paradiso e un inferno
così remoti non fanno paura a nessuno.

[3] Ed ecco come in I teologi (L'aleph) Borges elabora ed espande l'idea di
Bloy nell'eresia degli speculari, detti anche abissali, cainiti o istrioni:
"molti istrioni professarono l'ascetismo; qualcuno si mutilò come Origene;
altri vissero sotto terra, nelle cloache; altri (i nabucondonosori di
Nitria) "pascevano come buoi e sul loro corpo cresceva una peluria come d'
acquila." Dalla mortificazione e dal rigore passavano, spesso, al delitto;
certe comunità tolleravano il furto; altre, l'omicidio; altre, la sodomia, l
'incesto e la bestialità. Tutte poi erano blasfeme e maledicevano non solo
il dio cristiano ma anche le arcane divinità del loro pantheon. [.]"
Questa la loro cosmologia: "nei libri ermetici è scritto che quel che sta in
basso è uguale a quel che sta in alto; nello Zohar, che il mondo inferiore è
un riflesso di quello superiore. Gli istrioni fondarono la loro dottrina su
un pervertimento di quell'idea. Invocarono [.] la prima epistola ai Corinzi
(ora vediamo attraverso uno specchio, in enigma) per sostenere che quanto
vediamo è falso. Contagiati forse dai monotoni, immaginarono che ogni uomo è
due uomini e che il vero è l'altro, quello che sta in cielo. Immaginarono
anche che i nostri atti gettino un riflesso invertito, di modo che se noi
vegliamo, l'altro dorme, se fornichiamo, l'altro è casto, se rubiamo, l'
altro dà del suo. Morti, ci uniremo a lui e saremo lui. Altri istrioni
sostennero che il mondo avrebbe avuto fine quando si fosse esaurito il
numero delle sue possibilità; giacché non possono esservi ripetizioni, il
giusto deve eliminare (commettere) gli atti più infami, affinché questi non
macchino il futuro e per affettare l'avvento del regno di Gesù."
Umberto eco mette parole simili in bocca ai fraticelli del Nome della rosa,
che bramano il massacro perché tutto è puro per i puri (omnia munda mundi) e
per consumare tutto il male possibile.

[4] La pseudo america di La svastica sul sole ha al suo interno uno
scrittore che descrive la guerra vinta dagli alleati piuttosto che dall'
asse, epperò se ci fai caso quel mondo immaginario, che pare il nostro, in
realtà è ancora un altro, un altro riflesso. Credevi di vedere chiaramente e
invece sei ancora nello specchio.

[5] Sempre Dick, da Un oscuro scrutare: "I understand, he thought, what that
passage in the Bible means, Through a glass darkly. But my percept system is
as fucked up as ever. Like they say. I understand but am helpless to help
myself.
Maybe, he thought, since I see both ways at once, correctly and reversed,
I'm the first person in human history to have it flipped and not-flipped
simultaneously, and so get a glimpse of what it'll be when it's right.
Although I've got the other as well, the regular. And which is which?
Which is reversed and which is not?
When do I see a photograph, when a reflection?
And how much allotment for sick pay or retirement or disability do I get
while I dry out? he asked himself, feeling horror already, deep dread and
coldness everywhere. Wie kalt ist es in diesem unterirdischen Gewölbe! Das
ist natürlich, es ist ja tief. And I have to withdraw from the shit.
I've seen people go through that. Jesus Christ, he thought, and shut his
eyes."

--
Dahlgren
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@[]@
2003-10-27 10:31:07 UTC
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Post by roberto
ah! sapeste quanto è dolce poter smettere la giacca e ritirarmi a scrivere
'ste inutilia. non c'è nulla di più squallido del lavoro, niente di più
volgare della gente, e io davvero non capisco come si possa vivere felici
contenti in questa merda che monta ogni minuto. così vi schifo tutti
Ma se cortesemente tu andassi a pigliartelo in culo?
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